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Esplorando – URSS

Ecco alcune foto scattate di recente alla mostra di astronautica “Esplorando” presso villa Recalcati (VA).

Le foto riguardano sia materiale originale che riproduzioni e modellini provenienti da collezioni private. Si ringrazia la guida della mostra per l’autorizzazione concessa alla pubblicazione delle fotografie. Si ringrazia inoltre l’associazione FOAM13.

Sezione astronautica URSS

Le missioni di preparazione

Il primo obiettivo, ovvero l’inserimento di un satellite artificiale in orbita terrestre, fu raggiunto il 4 ottobre 1957 con il lancio dello Sputnik 1; si trattava in pratica di una sfera di 83 Kg che inviava un segnale radio periodico a terra.

Lo Spunik 1. Fonte: http://nssdc.gsfc.nasa.gov

Il 3 novembre 1957 l’Unione sovietica lanciò lo Sputnik 2: a bordo c’è la cagnetta Laika (un husky) con lo scopo di studiare le reazioni degli esseri viventi; come da progetto non era prevista alcuna fase di rientro e ad ogni modo, la cagnetta morì poche ore dopo il decollo. Al termine della missione la capsula si disintegra nell’atmosfera.

Parallelamente all’U.R.S.S., anche gli U.S.A. danno avvio ad un programma di ricerca spaziale gestito dalla Marina Militare: si assiste ai primi fallimenti del vettore Vanguard che, nel 1957, esplode sulla rampa di lancio. Bisogna aspettare il 31 Gennaio 1958 (quasi 3 mesi dopo i sovietici) quando l’Explorer I diventò il primo satellite americano ad orbitare intorno alla Terra. Nell’ ottobre 1958 la NASA (nata pochi mesi prima)  portò a termine i primi successi delle sonde Pioneer.

Il 1959 segna una data importante per l’Unione Sovietica: vengono lanciate le prime sonde all’esterno della zona d’influenza terrestre:

  • Lunik 1, primo oggetto ad inserirsi in orbita eliocentrica.
  • Lunik 2, la quale raggiunge la Luna ma si schianta sulla superficie.
  • Lunik 3, che consente per la prima volta di esplorare la faccia nascosta della Luna

Una volta acquisita la capacità di gestione e controllo del vettore era fondamentale fare dei test con degli esseri viventi come equipaggio: era un passo essenziale per capire come preparare i successivi voli umani. Non tutti si terminarono con successo, ovvero con il rientro a terra dell’animale dopo essere stati in orbita; il 28 giugno 1960 il razzo Vostok 1 con a bordo Bars e Lisichka ad esempio, entrambe ‘addestrate’ per il volo, esplose in cielo.

Parallelamente ai test su esseri viventi, l’U.R.S.S. invia alcune sonde con a bordo Ivan Ivanovich, niente altro che un manichino con dei sensori usati per verificare le reazioni del corpo umano alle condizioni dello spazio ed ad un volo orbitale.

Seguono quindi altre missioni, il 15 Maggio 1960 viene lanciato lo Sputnik 4 con lo scopo di testare la strumentazione di bordo e la telemetria, ma il successo più conosciuto di quell’anno si registrò il 19 Agosto 1960, quando lo Sputnik 5 con a bordo Belka e Strelka rientrarono a terra sane e salve dopo 18 giri del globo terrestre. Per la prima volta un essere vivente è tornato vivo dallo spazio.

Seguirono altre missioni con lo scopo di esplorare il ‘vicinato’ della Terra, ovvero Venere (Sputnik 7 e Sputnik 8) e di sperimentare il rientro a terra: Sputnik 9 (9 Maggio 1961) e Sputnik 10 (25 Marzo 1961).

Facciamo ora un passo indietro di qualche anno e vediamo come nacque l’idea e la scelta della capsula spaziale.
Il progetto base dell’Ufficio Progettazione Sperimentale dell’U.R.S.S. nel 1956 prevedeva inizialmente lo sviluppo di due progetti paralleli:

  • progetto 1: basato su un modulo di ricognizione terrestre (OD-1)
  • progetto 2: basato su un modulo per il lancio di esseri viventi, dei cani, nello spazio (OD-2)

Il primo (OD-1) consisteva in un satellite spia, mentre per il secondo (OD-2) era fondamentale il rientro in sicurezza e, per a tal scopo, venne deciso di utilizzare un sistema di paracaduti.
I responsabili scrissero una relazione di progetto che chiariva i punti da affrontare (Febbraio 1958), ma a causa dei limiti di gestione del sistema ed una migliore gestione delle risorse la scelta cadde sul secondo.
Korolev ed il suo staff ottennero così il via libera da Mosca alla progettazione della navicella. Secondo le specifiche essa doveva essere composta da:

  • Uno stadio per l’alloggio del cosmonauta ed il rientro. (Modulo SA)
  • Un secondo stadio per la strumentazione. (Modulo PO)

Il Modulo SA era una sfera di 2,5 m di diametro (per minimizzare gli sforzi termici e per migliore gestione dell’assetto) al cui interno era alloggiato un sedile eiettabile dal peso di circa 3000 Kg.

Il Modulo PO, dal peso di circa 2270 Kg, era un oggetto a perdere: aveva una forma conica e conteneva la sezione strumentazione ed un motore che poteva essere acceso una sola volta.

La capsula sopra descritta rappresentava il mezzo per raggiungere l’obiettivo: oltre ad essa mancavano comunque due elementi fondamentali: un razzo vettore molto potente in grado di metterla in orbita ed un essere umano selezionato da una speciale commissione esaminatrice che si facesse trasportare.
Il passeggero era il 27 enne Yuri Alekseyevich Gagarin ed ora, prima di descrivere il volo, vediamo brevemente la sua formazione ed il duro processo di selezione che i circa 3000 candidati dovettero affrontare.

(continua)

Bibliografia