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Le ore nel Medioevo

Tutti guardavano di sottecchi il suo posto vuoto a tavola.

Quando fu l’ora di compieta il corteo che si recò in coro pareva una sfilata funebre.

Umberto Eco, “Il nome della rosa”

 “Era l’ora terza quando lo crocifissero”.

Marco 15:25

La divisione della durata del giorno in frazioni ‘uguali’ ha origini antiche; già all’epoca dei babilonesi sia il dì sia la notte era suddivisa in quattro parti, ognuna a sua volta suddivisa in tre ore. Una simile classificazione fu mantenuta anche in epoca romana con i nomi differenti: si avevano cosi per le ore di luce l’ora tertia, sexta, nona e duodecima; mentre per le ore di buio si usavano le vigiliae: ogni momento della notte aveva un nome dedicato: vesper (tramonto), crepusculum (precede la notte), conticinium (notte) e gallicinium (il canto del gallo).

Queste ore, si chiamano ore temporarie: erano funzione della quantità di luce, quindi avevano una durata diversa, secondo le stagioni; solo agli equinozi la durata delle ore diurne equivaleva a quelle delle ore notturne e, ovviamente, dipendevano anche dal luogo in cui ci si trovava (la latitudine).

La suddivisione in ore temporarie rimase in uso per molto tempo e perdurò per tutto il Medioevo e la Chiesa, per motivi liturgici, definì l’inizio del giorno al tramonto del Sole. L’intero processo di regolazione della liturgia delle ore fu disciplinato da San Benedetto (480 – 547) e vennero così definite: (alcuni esempi sono sottolineati nelle frasi in testa all’articolo)

  • matutino (le nostre ore tre in epoca equinoziale)
  • lodi (le nostre ore cinque in epoca equinoziale)
  • terza, sesta e nona
  • vespri (tramonto)
  • compieta (le nostre ore ventuno in epoca equinoziale)
Ore Canoniche
Esempi di ore canoniche per 1 12 mesi dell’anno

Questa classificazione delle ore venne definita ore canoniche, in pratica divide le ore temporarie in gruppi di tre ore ciascuna; tale classificazione rimane in vigore nella recita dei breviari fino alla riforma del 1970.  Durante il Basso Medioevo, con l’aumento degli scambi commerciali, furono introdotte la durata delle ore di ugual durata, dette ore uguali o equinoziali (o moderne); quelle riportate anche dai nostri orologi.

Le ore equinoziali, quando erano contate dal tramonto, furono dette ore italiche (ab occasu), mentre se erano contate dal sorgere del Sole furono dette ore babiloniche/babilonesi (ab ortu).

Meridiana con ore italiche – Tradate (VA)
Meridiana con ore babilonesi – Tradate (VA)

Solo molto più tardi, nel XIX secolo con la dominazione napoleonica, questi modi di conteggiare le ore, furono sostituiti dalle ore francesi, dove il conteggio delle ore parte da mezzanotte.

Meridiana con ore francesi – Lissone (MB)

Fino all’inizio dell’età moderna, cioè con la nascita in Europa del concetto di Stato, le campane annunciavano le ore a ogni quarto d’ora e costituivano l’unico riferimento temporale per l’attività agricola del tempo.

Oltre all’uso diffuso di orologi solari (impropriamente chiamate meridiane) erano usate anche le clessidre per segnare le ore fuori dalla vista di tali orologi (tipicamente di notte); esse erano regolarmente aggiornate e calibrate periodicamente secondo la durata (variabile) del giorno.

(continua)

Bibliografia

  • “Il calendario e l’orologio”, Piero Tempesti
  • Foto dell’autore.