Alla caduta dell’Impero Romano, il sapere scientifico in Europa iniziò a ristagnare e non si ottennero molti progressi fino l’inizio del XII secolo, quando nacquero le prime Università. A partire dal IV sec d.C., quindi a chi passò la fiaccola della conoscenza?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo trasferirci in Nord Africa, Spagna e penisola arabica dove una nuova civiltà stava iniziando a prosperare all’inizio dell’VIII secolo. Grazie anche alla posizione geografica essi tennero alta e viva la luce della conoscenza, in particolare quella astronomica. Vedremo come seppero sfruttare le conoscenze dei greci per costruire nuovi strumenti e migliorarne degli altri, l’altissimo livello di precisione che raggiunsero nei loro osservatori, come la religione abbia dato un decisivo impulso di sviluppo all’astronomia, la cosmologia e molto altro ancora.
E’ grazie alla conoscenza e alla cultura ellenistica che gli arabi che seppero preservare, che l’Europa riuscì svegliarsi dallo stato di sonnolenza scientifica in cui si trovava per dar alla luce il movimento più alto di rinnovamento della cultura in tutte le sue forme: il Rinascimento.
La conferenza avrà luogo venerdì 4 Aprile presso la sede del GAV. Inizio come sempre alle ore 21:00
Dopo la caduta dell’Impero Romano (476 d.C.), l’Europa dovette ad affrontare un periodo di cambiamenti socio culturali ed economici molto profondi che la traghettarono in una nuova era: il Medioevo. In questo periodo, impropriamente noto come l'”Età dei Secoli Bui”, la scienza subì una battuta d’arresto per poi rinascere all’alba del XVI secolo con il Rinascimento. Come uscì l’Europa da questo tunnel? Chi conservò il bagaglio di conoscenze tramandate dalla cultura ellenistica per cinque secoli?
Per trovare l’anello mancante della nostra catena che va dall’VIII secolo al XVI secolo dobbiamo volgere il nostro sguardo in Medio Oriente, Africa e Spagna; otto secoli di splendore intellettuale chiamato ”Età dell’Oro” della cultura islamica.
Per capire il contesto che permise lo sviluppo delle conoscenze in campo astronomico è necessario sottolineare che la popolazione islamica era ricca, molto istruita e studiava l’astronomia con particolare rispetto (o riguardo). Lo studio di questa scienza era favorito principalmente da due fattori: la posizione geografica e la religione.
Posizione geografica: la vicinanza al mondo della cultura antica (greca) e l’influenza dei Paesi confinanti (India, Cina e Persia) rappresentarono un ruolo chiave per lo sviluppo dell’astronomia. Nell’813, il Califfo al-Maʾmūn fondò a Baghdad la Città della Sapienza; un’accademia dove i lavori di Tolomeo e Aristotele vennero tradotti in arabo. Vi lavorarono diversi traduttori, il più attivo fra tutti fu Thābit ibn Qurra’, famoso matematico che tradusse tra tante opere, anche un commento all’Almagesto. Oggi possiamo considerare questa istituzione come un moderno centro di ricerca. La Città della Sapienza portò alla nascita ed al perfezionamento di numerosi strumenti quali il sestante, l’astrolabio e la redazione di tabelle stellari.
Religione: diede un forte contributo alla fioritura dell’astronomia; il mondo islamico affrontò una serie di problemi di astronomia, connessi al computo del tempo e del calendario. Le prime comunità, infatti, sapevano che i mesi lunari son lunghi circa 29 giorni, un valore non commensurabile con la lunghezza dell’anno solare. Queste comunità conoscevano già il ciclo di Metone, ma fu il califfo Omar I (634 – 644) che, seguendo i precetti di Maometto, introdusse un calendario lunare rigoroso.
Possiamo distinguere l’astronomia islamica su due piani di studio ed approfondimento:
Astronomia popolare: Inizialmente l’astronomia islamica raccoglieva tutte le conoscenze provenienti dalle culture indo-persiane, priva di teoria e basata solo su ciò che poteva essere visualizzato in cielo; era incoraggiata dalle autorità religiose che richiedevano la conoscenza di base dell’argomento per motivi pratici.
Astronomia matematica: essa era portata avanti con osservazioni sistematiche fatte di calcoli e formulazioni di effemeridi. Era promossa dagli studiosi ai quali si affiancava una strumentazione molto accurata e di notevoli dimensioni.
Si ritiene che l’astronomia islamica sia ufficiosamente nata in seguito ad un’ambasciata indiana nel 744 presso Baghdad durante il regno di al-Mansur, al quale vennero consegnati delle tavole astronomiche indiane (zīj).
Gli zīj sono i più antichi testi astronomici in lingua araba; sembra abbiano provenienza afghana. Il termine “zīj” deriva dal persiano corda e si tratta di tavole tradotte dal pahlavi e sanscrito in arabo. Di particolare importanza sono gli zīj compilati sotto il periodo del califfato al-Mansur grazie all’impegno di autori quali al-Fazārī, al-Nayrizi, Yaqub ibn Tariq ed al-Khwārizmī.
Solitamente erano costituiti da 100/150 pagine che trattavano di diversi argomenti: trigonometria, astronomia, moti del Sole, parallasse, eclissi, visibilità della Luna/pianeti, geografia ed astrologia (anche se l’islam la proibisce).
Contenevano:
Tavole matematiche/trigonometriche: contenevano le spiegazione sull’utilizzo del sistema sessagesimale e tabelle moltiplicative. Soluzioni a problemi di astronomia sferica riconducendoli a problemi di geometria piana come il calcolo del tempo nota dall’altezza del Sole. Inoltre introducevano per la prima volta all’uso del seno e tangente. Vengono riportati calcoli dell’obliquità terrestre pari a 23° 30’ 17’’, molto vicini a quelli attuali valore medio (23,3° +- 1,3°).
Effemeridi: tavole con la posizione dei pianeti. Ibn Yunus in particolare fu fra i primi a calcolare e pubblicare il valore della precessione degli equinozi con elevata precisione: 1° ogni 70 ¼ anni (il valore odierno più riportato è 1° ogni 72 anni). Contenevano anche tabelle con equazioni per il calcolo della visibilità della Luna per una serie d’intervalli di tempo; al-Khwārizmī per esempio ne compilò alcune con la latitudine di Baghdad. I musulmani ricevettero in eredità il concetto di apogeo solare fisso rispetto alle stelle fisse, ma fecero delle osservazioni e scoprirono che quest’ultimo era spostato di 15° dai tempi di Ipparco. Fu al-Bīrūnī a separare il moto di apogeo solare dal moto di precessione.
Coordinate stellari: tavole con le coordinate di numerose stelle in cielo corredate anche da illustrazioni delle costellazioni derivate da tradizioni ellenistiche.
Le scuole di astronomia si distinguevano in tre categorie e rispecchiavano il tipo di astronomia che vi si studiava. Erano geograficamente ben separate; la prime si trovava a Maragha (Iran) e fu fondata nel XIII secolo sotto la guida di al-Shātir, la seconda si trovava a Damasco ed era attiva nel corso del XIV secolo; entrambe si fondavano su modelli ed osservazioni celesti.
La terza, istituita verso la fine del XII secolo, si trovava in Andalusia; quest’ultima non fu competente, in quanto retta su fedeli principi aristotelici e non ebbe alcuno sviluppo matematico. Non fu supportata neanche da basi osservative; era una scuola semplice ed, astronomicamente parlando, di secondo livello.
Dopo il X secolo si svilupparono anche molte altre scuole regionali (Yemen, Siria, …) gestite autonomamente da altri astronomi.
Riferimenti
L’astronomia prima del telescopio. Edizioni Dedalo
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